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9 maggio 2017

Dal 1 luglio 2017 Split Payment anche per liberi professionisti

Anche i professionisti dovranno fare i conti con le fatture al netto dell’Iva quando lavoreranno con la Pubblica amministrazione, con le società pubbliche e con le quotate.
Lo split payment, anche detto scissione contabile, dal 2015 ha imposto alla Pubblica amministrazione di pagare ai fornitori l’importo dovuto al netto dell’Iva, che viene girata direttamente all’Erario per evitare il rischio evasione. Lo split payment è infatti una delle principali misure di contrasto all’evasione in materia di Iva contenute a suo tempo nella Legge di Stabilità 2015.
L’estensione dello split payment ai professionisti è inserita nel Documento di Economia e Finanza (DEF 2017), approvato dal Consiglio dei Ministri martedì scorso 11 aprile 2017, una manovra correttiva da 3,4 miliardi necessaria per riequilibrare i conti pubblici. Manovra approvata dal consiglio con una formula «salvo intese» che lascia quindi aperte ulteriori limature e correzioni tecniche.
Ad oggi una norma escludeva dalla scissione contabile i “compensi per prestazioni di servizi assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta sul reddito”: in altre parole, le parcelle dei professionisti. La norma in questione si trova scritta all’articolo 17-ter, comma 2 del decreto Iva (è il Dpr 673/1972, ma l’articolo 17-ter è stato introdotto dalla manovra 2015).
Con il DEF 2017 anche i professionisti vengono ora imbarcati nella lotta all’evasione Iva, se gli schemi esaminati in consiglio dei ministri saranno confermati nel testo definitivo del decreto.
Il decreto applica una seconda estensione, allargando sensibilmente l’ambito di applicazione dello split payment. La nuova versione si potrebbe quasi definire uno “Split Payment 2.0” che non si limita più ai soli enti pubblici, ma comprende anche tutte le società controllate dalle Pa, centrali o locali, in via diretta o indiretta. Un panorama che include svariate migliaia di soggetti. Si parla di “società pubbliche e quotate”, ma cosa significa questo?
Il meccanismo dello split payment, prima di tutto, sarà esteso a tutte le società controllate dalle PA, centrali o locali, in via diretta o indiretta. In realtà ci saranno alcune eccezioni, infatti il parametro che definisce una società controllata è: “le società in cui un’altra società dispone della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria” (Codice civile, che all’articolo 2359).
Le regole dello split payment nuovo modello si allarga però oltre i confini del pubblico, includendo le società quotate in Borsa. Le ultime ipotesi ventilate sarebbero limitate alle società inserite nell' Ftse-Mib cioè quello che comprende le 40 società più grandi di Piazza Affari, come: Enel, Eni, Poste Italiane, Telecom Italia, FCA e molte banche, finanziarie e altre grandi aziende.
Ovviamente resta la possibilità che si individui un indice alternativo. Anche in questo caso, lo split payment previsto per la società “madre” si estenderebbe anche ai rapporti commerciali con le aziende controllate.