Rischia il licenziamento il lavoratore che gioca al pc in ufficio.
La Corte di Cassazione, con sentenza n.25069/2013, ha accolto la richiesta di un'azienda, contro il verdetto della Corte di Appello di Roma che aveva annullato il licenziamento di un dipendente che utilizzava il computer dell'ufficio per giocare, in maniera non sporadica, "nel periodo
di oltre un anno, di 260-300 ore", si legge nella sentenza, provocando "un danno
economico e di immagine all'azienda".
I giudici di secondo grado avevano annullato il licenziamento poichè
nella lettera di contestazione, ritenuta generica, si faceva "riferimento ad un
solo episodio concreto", in modo tale da "non consentire al lavoratore una puntuale difesa".
La
sezione lavoro della Cassazione ha accolto invece il ricorso
dell'azienda, ritenendo illogica la motivazione della Corte di Appello sottolineando che "l'addebito mosso al lavoratore
di utilizzare il computer in dotazione a fini di gioco non puo'
essere ritenuto logicamente generico per la sola circostanza
della mancata indicazione delle singole partite giocate
abusivamente dal lavoratore"